DonK Humanitarian Medicine si fa portavoce della pratica di “Medicina Narrativa”. Questa metodologia clinico-assistenziale è poco conosciuta, non solo in Friuli Venezia Giulia ma anche in Italia, eppure si rivela di grande utilità.

Arriva dai Paesi anglosassoni- il nome corretto infatti è “Narrative Medicine” – e si basa su una specifica competenza comunicativa. L’obiettivo è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato la cui narrazione, svolta sia dal paziente sia dal medico che lo assiste, è un elemento imprescindibile della medicina contemporanea fondata sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. La narrazione, dunque, diventa il tramite attraverso cui acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di tutti coloro che intervengono nella malattia e nel processo di cura.

Alcune infermiere dell’Ospedale Santa Maria degli Angeli a Pordenone sono state tra le prime a praticare la Medicina Narrativa nella nostra regione. Bellissime le parole di una di loro, Stefania Toffolo: “Tutto inizia con un colloquio, utilizzando quella che noi definiamo una postura narrativa. Si tratta di una postura di ascolto, di attenzione, di silenzio, di parole giuste usate con estrema cura. Bisogna essere in grado di stare nella storia di chi abbiamo incontrato senza mai minimizzare”.

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